un progetto di
Dalia Gallico





La Sala delle Cariatidi

Di tutte le Sale del Palazzo, questa è quella più rappresentativa dal punto di vista delle decorazioni; essa fu voluta e iniziata sotto il governatorato di Pallavicini nel 1751 come Sala da Ballo. La sala prenderà il suo attuale nome dalle decorazioni realizzate al suo interno. Qui si esercitarono i maggiori sforzi di magnificenza e le collaborazioni tra gli artisti, ma si applicarono anche innovazioni significative: tra il 1788/9 si sperimentò e si provvide all’impianto dell’illuminazione con lumi all’inglese, ovvero le lampade a olio. La Sala delle Cariatidi è uno spazio che si allunga per quaranta metri. Siamo nel cuore spettacolare dell'intero palazzo. Il Salone era dedicato ai grandi balli e ai banchetti di Stato; esso era illuminato da una scintillante cascata di lampadari di cristallo, da una lunghissima teoria di candele che correva lungo l'intera balconata che segnava il passaggio dal primo al secondo piano, e da un duplice ordine di girandoles fissate alle semicolonne scanalate che si issavano dalla balconata alla volta: 5000 candele si illuminavano per dar vita alle 40 Cariatidi che reggevano la ringhiera e che facevano brillare le cornici di oro fino che contenevano le finestre. Diciotto specchiere rimandavano all'infinito la scena, dilatando lo spazio architettonico e con esso la prospettiva storica degli avvenimenti di cui la sala era teatro. Qui ebbero luogo i grandi balli e i grandi banchetti, ma anche la cerimonia della "lavanda dei piedi" che ogni Giovedì Santo vedeva l'arciduca viceré e l'arciduchessa viceregina chinarsi davanti ai dodici vecchi e dodici vecchie per un austero cerimoniale. La monarchia absburgica celebrò in questa Sala delle Cariatidi il suo canto del cigno col grande pranzo imperiale del 1838 in occasione della solenne incoronazione di Ferdinando I a re del Lombardo Veneto. Gli ultimi grandi ricevimenti offerti nella Sala delle Cariatidi furono quelli in onore dell'imperatore di Germania Guglielmo I nel 1878. Nella notte del 4 novembre 1918 il grande affresco di Hayez, rappresentante L'Apoteosi di Ferdinando I, precipitò dal centro del soffitto, a testimoniare la caduta di un impero che quella notte a Villa Giusti sottoscriveva la propria sconfitta. Una bomba incendiaria durante la seconda guerra mondiale nell'agosto 1943 cancellerà nel fuoco, la testimonianza di un altro grande impero, quello napoleonico: i ventuno teleri in chiaroscuro nei quali Appiani aveva celebrato l'epopea napoleonica e che pendevano dalla balconata del salone, scomparvero nel rogo immane. Per due inverni la neve ricoprì quelle ceneri illustri. Oggi la violenza brutale della guerra non è valsa a cancellarne la forza di fascinazione, la sala non ha bisogno d'altro per apparire sublime. Secondo l'inventario del 1788 la sala delle Cariatidi chiamata Salone del Ballo era "tappezzata di lampasso fondo cremisi con disegni di piante e arredata da ventisei sedie laccate bianco e oro; da una specchiera tinta di bianco con intagli dorati raffiguranti una medaglia tra due aquile e fornita di due viticci a tre lumi di bronzo dorato; da un tavolo al muro "a quattro piedi" con piano di marmo di Carrara e da tre lampadari di cristallo di Boemia. Il camino di questa sala, come gran parte degli altri dislocati in questo piano della reggia, era di marmo di Carrara decorato con applicazioni di rame dorato".

Of all the halls of the Palace, this is the most representative of the decorations; it was commissioned and started under the governorship of Pallavicini in 1751 as Ballroom. The hall takes its current name from the decorations made in it. Here they are exerted major efforts magnificence and collaborations among artists, but it also applied significant innovations: between 1788/9 is experienced and it was provided with the system lighting lamps to English, the oil lamps. The Hall of Caryatids is an open space that extends for forty meters. It is the spectacular heart of the palace. The Exhibition was dedicated to the great dances and banquets of State; it was illuminated by a shining cascade of crystal chandeliers, by an incredibly long row of candles that ran along the whole balcony dividing the first from the second floor and by a double order of girandoles attached to the fluted semi-columns that went from the balcony to the vault: 5000 candles were lit to give life to the 40 Caryatids that held the railing and made ​​shine the gold frames that held up the windows. Eighteen wall mirrors infinitely reflected the scene, further amplifying the architectural space and the historical perspective of the events that happened in the hall. Here not only great balls and large banquets took place, but also the foot-washing ceremony that every Holy Thursday witnessed the archduke viceroy and the archduchess vice-queen kneel down in front of a dozen old men and women. The Hapsburg monarchy celebrated here its final act in 1838 with the great imperial dinner celebrating the coronation of Ferdinand I as king of Lombardy-Venetia. During the night of the 4th November 1918 the huge Hayez fresco, depicting the Apotheosis of Ferdinand I, fell down from the ceiling. In August 1943, during the second world war, an incendiary bomb erased with fire the testimony of yet another great empire: the twenty chiaroscuro canvases in which Appiani celebrated the Napoleonic era, hanging from the hall balcony were lost in the burning fire. The next two winters the snow completely covered their illustrious ashes. Today despite the brutal violence of the war the hall has not lost its ability enchant and charm.